13. 14.15 maggio 2022. Torna il Festival dedicato a chi abita in città, perchè vivere in città non vuol dire vivere lontano dalla Natura.
Il Festival del Verde e del Paesaggio è pronto ad affrontare la sua XI edizione (e la prima di una nuova era)
Vivere lentamente in città.
È questo lo “scheletro” dell’ 11 edizione del Festival dedicato al vivere urbano. Un tema complesso che, tuttavia, racchiude il pensiero e la storia dell’evento. Un omaggio ancora una volta alla città che, nonostante i suoi difetti – come da sempre sostiene Mario Botta – rimane la forma di aggregazione umana più bella e intelligente che l’uomo abbia mai costruito e ad un altro modo possibile di viverla.
Come saranno le città del futuro?
Vivibili, verdi, circolari, a 15 minuti, creative e resilienti?
Con quali strategie?
E noi cosa possiamo fare?
È necessario ripartire dagli elementi alla base del mondo: aria, acqua, suolo, energia, natura (imprescindibile alleata), ma è anche sufficiente?
Il Festival che parla di paesaggio quale condizione della nostra vita
Ripensare la città attraverso una rinnovata raffigurazione mentale, individuale e collettiva, ridefinire i nostri comportamenti e trasmettere una consuetudine culturale con il paesaggio, per abitare luoghi e non spazi.
Un altro modo di vivere urbano, è il filo che guida la lunga riflessione che si snoda nelle diverse sezioni di questa XI edizione nella quale convivono le tante interpretazioni di paesaggio
- attivatore di relazioni
- nuova economia
- concreta opportunità per i nostri territori
- processo di ridefinizione dell’identità individuale e collettiva.
Il Festival che parla di Natura come alleata della nostra vivibilità sul pianeta
Il Festival del Verde e del Paesaggio 2022, nato in tempi di pandemia, registra inevitabilmente lo spirito di questo tempo che ha reso ancor più evidente, semmai ce ne fosse bisogno, l’urgenza di prendersi cura del paesaggio, condizione essenziale della nostra vivibilità in alleanza con la Natura.
“Osservare e studiare i comportamenti di un possibile vivere urbano, confrontarci con architetti, paesaggisti, creativi e intellettuali, ci ha permesso di riflettere sul significato più profondo e intimo di paesaggio quale risultato di ciò che facciamo degli spazi che abitiamo, di come li concepiamo, costruiamo, arrediamo e creiamo nella nostra mente.
Superare il concetto di paesaggio quale contorno o sfondo vuol dire cambiare il modo di fruire e quindi vivere meglio.”
Il calendario del Festival prova così a destreggiarsi tra le definizioni di “un altro modo di vivere urbano” celebrando punti di vista che aprono la strada ai grandi temi trattati negli SlowTalk
- la riforestazione urbana
- le città empatiche
- le vertical farms e l’agricoltura in città
e alle piccole azioni quotidiane che possono per fare la differenza, raccontate nella sezione curata dalla Scuola del Verde e dedicata allo “slowlife” fatta di pillole verdi, presentazioni di libri e workshop
- vivere più lentamente
- prendere posizione e aver cura degli altri
- fare scelte di vita che rispettino il clima
- riciclare
- scegliere abiti ed oggetti usati
- creare spazi verdi in casa
- coltivare un orto sul balcone
- raccogliere e cucinare erbe spontanee
- acquistare piante locali e stagionali
- camminare ed esplorare la Natura per scoprirne i poteri benefici.
Sempre presente in tutte le sezioni del Festival, l’impegno di tutti nella ricerca sulle tendenze in atto dell’abitare, che potremmo definire come le condizioni per saper vedere e intepretare i temi di una città del nostro tempo, che non è più naturale, né urbana, né rurale, ma è piuttosto un continuum di questi tre regni una volta separati.
È la città del terzo millennio, che presenta i caratteri ormai del tutto diversi dalla città nella quale siamo nati.
Scriveva Ernesto De Martino, “Solo chi ha un villaggio nella memoria può essere un cosmopolita“.
Questo l’augurio del Festival a tutti voi: avere radici forti e profonde nel luogo in cui viviamo perché saranno proprio quelle radici a permetterci di guardare il mondo e concepire il futuro.