Quale libro (giardinesco) vorresti trovare o mettere sotto l’ albero di Natale? questo è uno dei nostri titoli preferiti.

«I giardini invisibili. Un manifesto botanico» di Antonio Perazzi è una raccolta di giardini, pensieri poetici sulla natura, consigli di selvatichezza, considerazioni sul giardinaggio paesaggistico, ricordi di viaggi, suggerimenti di progettazione, esperienze di vita quotidiana in campagna e città, riflessioni sull’ecologia, spunti botanici, ragionamenti sull’arte dei giardini e ispirazioni di musica, arte, letteratura.

È il manifesto di un modo di vivere e di pensare che fa della relazione sincera tra uomo e natura una postura esistenziale radicata nel nostro arcaico e personale senso di parentela con l’ambiente naturale. E che trova nel giardino, uno spazio senza tempo che ci trasforma, in cui si svela la verità, si coltiva la propria identità, si ritrova la memoria, ci si radica nel presente, si comprende l’appartenenza ad un unico ecosistema che vive e respira all’unisono.

Ed è una mappa.
Ci si potrebbe divertire a tracciare una mappa dei tanti mondi disegnati dall’autore -piante, giardini, paesaggi, progetti, foto, libri, musica – che forse condivide il pensiero di Talkien “Saggiamente ho iniziato da una mappa e ci ho fatto poi entrare la storia..

Il risultato è un piccolo atlante di meraviglie e viaggi desiderati.

Scopri il Regno delle Piante: Daphne odora, Buddleja, Centrathus, Liatris, Crambe maritima, Sanguisorba, Achillea, Papaver, Ficus bengalensis, Azadirachta indica, Camelia dei Diecimila fiori ( solo per citarne alcune)

Ti avventuri nella Terra dei Giardini: Ninfa a Cisterna di Latina, La Foce in Val d’Orcia, Sissinghurst di vita Sackville West, il giardino di Derek Jarman a Prospect Cottage, Dungeness National Nature Reserve, Jardin de Luxembourg, Parc Citröen, il giardino di via Brisa a Milano, Manifattura Tabacchi, il giardino di Piuca, Great Dixter, Orto Botanico di Vienna, giardino dell’Accademia del Polimoda a Firenze, gil iardino di Levens Hall nel Kent, Villa Taranto sul lago Maggiore, i balconi di Milano

Conosci il Regno delle Arti: la fotografia di Luigi Ghirri, il paesaggio di Gilles Clement o Burle Marx, la musica di Brian Eno, Jhon Cage, Felix Mendhleson, i libri di Philip Dick “L’ androide e l’umano “, Jone Done “The Sun rising”, di Dostoevskji “L’idiota”, di Ernesto Schick “La flora ferroviaria”

Attraversi la Terra dei Paesaggi: Giappone e i suoi templi, Pelopponeso, l’Inghilterra, l’India orientale, Pantelleria, Etna, Venezia, Toscana, Milano.

Senza mai perderti perchè la bussola indica sempre il Giardino.

Il luogo in cui si sviluppa quella relazione intima e profonda tra l’uomo e la natura nelle sue diverse forme: il giardino privato di una villa, un prato spontaneo ai margini delle zone abitate, un’isola verde tra palazzi. Il luogo in cui ritrovare sé stessi e le proprie corrispondenze con il mondo.

Che cos’è un giardino?
«Un allenamento intellettuale continuativo capace di produrre stimoli estetici, sensoriali che elevano l’individuo e fanno del bene alla collettività».

Che vuol dire fare un giardino?
«Significa prendere confidenza con la natura, frequentarla non come un luogo ma come un organismo vivente: individuare una strategia per tirar fuori la sua vocazione intrinseca. (…) Il giardino ti porta lontano con garbo: ti fa sognare, viaggiare, racconta molte storie, fa scoprire altre dimensioni e altri tempi».

Cosa rende un luogo, giardino?
«Il giardino è un’opera d’arte collettiva frutto del suo ideatore, del giardiniere, ma contemporaneamente dipende dal luogo e dalla creatività intrinseca di tutti i fattori naturai che lo compongono. (…) Si dice che il giardino per esistere abbia bisogno d’un giardiniere, e vale quindi la regola semplice che ne deriva: frequentare un luogo anche parzialmente selvatico, serve a creare un giardino».

Come si progetta un giardino?
«Il giardino può esser progettato in tanti modi, ma una delle sue forme più elevate è sicuramente quella che lo fa percepire come un’esperienza ecosistemica in cui economia, etica ed estetica garantiscono uno spazio a tutte le piante ma anche alle persone che, senza compromessi, gettano le basi di una relazione equilibrata e colta con la natura. (…) La dignità ecologica del mondo spontaneo unita al progetto, serve da motore per generare l’idea di giardino».

In «I giardini invisibili. Un manifesto botanico», Antonio Perazzi, con l’autorevolezza del paesaggista, il rigore del botanico, l’esperienza del cacciatore di piante, la capacità dello scrittore di evocare mondi altri, associare linguaggi e combinare visioni, ci accompagna alla ricerca di giardini invisibili “espressione di una vitalità del paesaggio che non ha confini tempo“.

Tenendosi sempre un passo indietro per non toglierci mai il gusto dell’esplorazione.