Sabato 1 aprile, ore 16:00
La casa giardino e il giardino casa
Per milioni di anni abbiamo vissuto a contatto con il fuori finché pochi secoli di urbanizzazione e civiltà industriale ci hanno abituato ad una vita diversa. Abbiamo dimenticato velocemente che le nostre radici sono cresciute tra praterie, cieli azzurri e orizzonti aperti e che il nostro rapporto con la natura è il risultato di un lunghissimo processo evolutivo. Oggi che finalmente tutto questo ci sembra molto chiaro, siamo alla ricerca di una rinnovata connessione con la natura e di un nuovo modo di abitare e pensare la nostra casa, perché, come diceva Heidegger, nell’abitare risiede l’essere dell’uomo.
Siamo nati negli spazi esterni, ci piace vivere all’aperto e lì vogliamo tornare, in giardino, prima forma di stanzialità umana, generatrice di un principio di radicamento che è insieme vegetale e umano, biologico e simbolico. È quindi impossibile separare l’idea di giardino dal concetto germinale di abitare, individuale e collettivo, di fissare una dimora, stabilire le condizioni affinchè un luogo si faccia casa, diventi domestico.
Tra casa e giardino vi è un legame profondo: qualsiasi forma un giardino possa assumere, esso è sempre un luogo dell’affetto, della cura, di abitudini, di presenza e presidio (non a caso, abitudine e abitare, habitus e habitat hanno la medesima origine lessicale).
Pensare al giardino come casa significa inoltre pensarlo come luogo da cui partire e a cui fare ritorno, in un andirivieni oscillante tra dentro e fuori, qui e altrove, vicino e lontano.
Pensare alla casa come giardino vuol dire immaginare una casa viva, uno spazio che ha che fare con l’organico. Un “abitare ecologicamente”, aperto verso l’esterno, focalizzato sul rapporto tra il costruito e l’ambiente naturale che lo circonda inteso come insieme di relazioni e vite interconnesse, Un abitare sostenibile che faccia dell’ecologia non solo un’attitudine ma una postura esistenziale da vivere non come privazione ma come una leggera e felice liberazione.
Annalisa Metta Professoressa associata in Architettura del paesaggio – Università degli Studi Roma Tre
Andrea Staid Docente di antropologia culturale e visuale presso Naba
Introduce e modera Bianca Maria Rinaldi Professoressa associata in Architettura del paesaggio presso il Politecnico di Torino