Gordon Hempton è un cercatore di silenzi. Viaggia da più di 35 anni in giro per il mondo per registrare i suoni rari della Terra, suoni che possono essere apprezzati solo in assenza di rumori artificiali: la pioggia che batte sulla foresta, la tromba delle alci in un prato di montagna, lo scioglimento dei ghiacciai, il volo delle farfalle, il canto dei coyote.
Ma il silenzio, merce preziosa soprattutto in questa nostra era, si sta estinguendo. In America, ancora esistono luoghi in cui regna per migliaia di km, ma in Europa, sembrerebbe già scomparso. L’intervallo medio senza rumore – o meglio in completa assenza di tutte le vibrazioni meccaniche udibili che lasciano solo i suoni della natura nel suo modo più naturale – nelle aree naturali si è ridotto a meno di cinque minuti, a causa di motoslitte, elicotteri, tour aerei. Vivere nella natura come facevano, i nostri antenati è diventata un’esperienza insolita perché l’inquinamento acustico è ovunque, nelle case, sul posto di lavoro, nelle città ma anche nelle campagne. Eppure il silenzio è essenziale per ascoltare il respiro della Terra.
Hempton ha quasi sessanta anni e vive a Joyce vicino all’Olympic National Park, “lo Yosemite dell’ascoltatore” come ama definirlo lui – un grande parco che ospita 105 km di irregolare spiaggia sabbiosa lungo una striscia boscosa, montagne alte più di 2000 metri e antichi ghiacciai, una foresta pluviale e innumerevoli piante e animali che non possono essere trovate in nessun altro luogo, come la marmotta olimpica. La sua avventura inizia da giovane, subito dopo la specializzazione, quando si trova, per mancanza di soldi, a trascorrere una notte in un campo di grano vicino all’ Iowa. Quell’esperienza, tra i grilli e i tuoni di un temporale in lontananza, cambia la sua vita. Lascia gli studi e con un microfono e un registratore inizia la sua esplorazione sonora, seguendo le tracce delle transizioni: la notte che diventa giorno, la primavera che diventa estate, la periferia di una città, la frangia di una zona ripariale.
Registra la voce della Natura nei migliori anfiteatri acustici del pianeta, costruisce un affascinante archivio sonoro di luoghi e di tempi, capace di documentare non solo la diversità delle specie e le “conversazioni” tra piante e animali, ma soprattutto l’identità dei luoghi.
Il rumore disgrega, cambia gli spazi, rendendoli uguali agli altri, cambia i comportamenti di molti uccelli. Diversi studi hanno dimostrato che l’inquinamento acustico ha determinato l’estinzione negli ultimi 50 anni di molte specie di mammiferi acquatici, la difficoltà di accoppiamento di uccelli come il tordo acquaiolo fornaio, modificato le frequenze di canto di diversi uccelli canori.
Il silenzio ci insegna a liberare la mente da quel chiacchiericcio che ci accompagna durante la giornata, a renderla ricettiva e pronta a sentire il nostro ritmo interiore e l’energia che arriva dalla natura. A contatto con i paesaggi del silenzio, il nostro corpo si rilassa e parla attraverso le emozioni mentre la mente pian piano si svuota.
Gordon Hempton ha coniato un termine per indicare un paesaggio sonoro ideale, sonesia. E’ il suono della fauna selvatica, degli uccelli canori, degli insetti, dell’acqua che scorre lontana, dei prati, della savana. È lì che si sono evoluti gli umani, insieme agli uccelli canori, che sono il miglior indicatore dell’adeguatezza di un ambiente per la prosperità umana: dove vivono gli uccelli canori, c’è anche cibo sufficiente per gli umani. Gli esseri umani sono più sensibili ai suoni tra i 2.500 a 3.500 Hertz, range che coincide perfettamente con il canto degli uccelli. Questo potrebbe spiegare perché, quando ascoltiamo un canto degli uccelli, sembra musica per noi.
Max Ehrmann aveva ragione quando scrisse:
Vai placidamente in mezzo al rumore e alla fretta, e ricorda quale pace ci può essere in un silenzio.