Può una casa rendere felici?
Sì, se è una casa viva che nutre e sostiene chi la abita e l’ambiente che la circonda. Se è aperta verso l’esterno, nutrita dalle relazioni e da tutte quelle connessioni spesso invisibili che la rendono parte di un unico grande sistema vivente. Se è quindi una casa giardino che stimola esplorazioni virtuose per ritrovarsi e apprendere un nuovo vivere urbano più felice e in contatto con i nostri bisogni.
La continua ricerca di come vivere meglio ci porta infatti sempre tra le piante e i viventi che hanno accompagnato la nostra evoluzione, dimostrando quanto sia forte il bisogno di connessione con la natura e di un abitare più verde.
Una casa può renderci felice se si prende cura del nostro benessere e di quello del Pianeta, perché nel 2023, anno di grande incertezza, qualunque prodotto o spazio con cui interagiremo, dovrà essere significativo ed offrire qualcosa di più.
La conferma, dai dati della ricerca di casa.it, secondo i quali la casa ideale è luminosa, con un buon isolamento acustico, un’elevata classe energetica, confortevole, una bella vista, vicino a spazi verdi e a punti di interesse utili per la vita quotidiana e con uno spazio esterno, oggi sempre più richiesto(si è passati dal 4% prima del covid al 18% nel 2022).
La casa giardino e il giardino casa
In giardino è iniziato il nostro abitare, individuale e collettivo. Qui abbiamo fissato una dimora, stabilito le condizioni perché un luogo si faccia casa, diventi domestico.
Il giardino è la rappresentazione biologica e simbolica, vegetale umana, della nostra prima forma di stanzialità e radicamento.
E qualsiasi forma esso possa assumere, è sempre un luogo dell’affetto, della cura, di abitudini di presenza e presidio, da cui partire e a cui fare ritorno, in un andirivieni oscillante tra dentro e fuori, qui e altrove, vicino e lontano.
Nel giardino come casa e nella casa quale organismo che prende forma dal contatto con il vivente, sperimentiamo il modo di creare “parentele e non popolazioni“, come scrive la filosofa Donna Haraway e di insaturare un rapporto di armonia tra uomo e natura.
Come si abita in una casa felice?
In una casa felice si abita fuori e dentro, in un flusso continuo tra esterno e interno, in armonia con la natura e gli altri viventi, in cerca di quelle arcaiche radici che per milioni di anni sono cresciute non nel cemento ma tra vaste praterie, cieli azzurri e orizzonti aperti.
Nella casa felice del Festival, come scrive Gio Ponti nella sua “casa all’ italiana“:
«Non vi è grande distinzione di architettura fra esterno ed interno. (..) L’architettura di fuori penetra nell’interno, e non tralascia di usare né la pietra né gli intonaci né l’affresco; essa nei vestiboli e nelle gallerie, nelle stanze e nelle scale, con archi, nicchie, volte e con colonne regola e ordina in spaziose misure gli ambienti per la nostra vita. (…) Dall’interno la casa all’italiana riesce all’aperto con i suoi portici e le sue terrazze, con le pergole e le verande, con le logge ed i balconi, le altane e i belvederi, invenzioni tutte confortevolissime per l’abitazione serena e tanto italiane che in ogni lingua sono chiamate con i nomi di qui».
La casa felice propone un nuovo modo di abitare incentrato su:
- sostenibilità
- relazioni sociali
- rapporto con la natura
- evocazione di ritualità, abitudini e tradizioni
- pratiche quotidiane precedenti le scelte progettuali
- paesaggio quale parte determinante dello spazio
- rapporto tra interno e esterno e i diversi ambienti architettonici
- idea del primitivo come racconto per i bisogni primari
- culto dell’aria aperta, dei benefici del sole e dell’ambiente naturale.
Come è fatta la casa felice?
La casa felice è
- piena di luce e aria e con un buon isolamento acustico
- a bassa emissione di CO2
- dotata di spazi versatili
- fatta di colori naturali e materiali tattili e organici capaci di disegnare una tavolozza multisensoriale
- con un’ illuminazione studiata per assecondare il ritmo circadiano e diversi stati d’animo per diverse attività
La casa felice è abitata da piante e fiori che si insinuano su pareti, pavimenti, tavoli, decorazioni e conquistano finalmente gli interni per poi riuscire all’aperto su balconi e terrazze, oggi sempre più richieste, come sostiene lo studio di immobilaire.it secondo il quale la richiesta di spazi esterni è passata dall’8% prima della pandemia al 18%.
È una casa rifugio in cui vivere, lavorare, meditare, divertirsi, stare insieme e rilassarsi. Uno spazio emotivo, estensione della cura di sé e del Pianeta e parco giochi per l’espressione di sé.
La casa felice è biofilica
La biofilia
La casa felice è ispirata alla biofilia, parola che definisce la tendenza innata dell’essere umano a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali.
Per due milioni di anni gli esseri umani sono vissuti nelle savane dell’Africa, poi in quelle dell’Europa e dell’Asia, in enormi praterie con piccoli boschi e alberi isolati.
Il nostro cervello è predisposto per la vita nella savana ed è questo l’ambiente originario che in qualche modo continua a cercare o ricreare senza rendersene conto: spazi aperti situati su alture sovrastanti l’acqua con alberi sparsi.
Come si progetta una casa biofilica?
Il biophilic design
Secondo Stephen R. Kellert il “deliberato tentativo di tradurre l’affinità dell’Uomo con la Natura nella progettazione di ambienti artificiali.”
Un approccio olistico finalizzato alla promozione del benessere fisico e psichico negli interni attraverso esperienze di natura che possiamo raggruppare in tre categorie:
- esperienze di natura dirette
Una vista dalla finestra, un terrario, l’odore di erbe o il profumo dei fiori in un vaso, la brezza attraverso una stanza, unafresca lastra di marmo, un acquario, la luce che passa attraverso le foglie in movimento. - esperienze di natura indirette o rappresentative
Motivi floreali sui cuscini, la voluta di una colonna, un pattern astratto sul tappeto che ricorda il muschio, texture di legno nella maniglia di una porta, un pattern frattale nel pavimento, un apietra fossile nel muro. - Esperienze di modelli spaziali di natura
Una finestra alla fine di un corridoio, una poltrona con uno schienale molto alto, una nicchia, il passaggio da uno spazio con soffitto basso ad uno più alto.
La pandemia ha cambiato profondamente esigenze e desideri e oggi l’attitudine alla creazione di spazi domestici che promuovono l’equilibrio armonioso tra benessere fisico, emotivo, cognitivo e spirituale rigenerando l’ambiente naturale, è in primo piano tra le tendenze del futuro abitare.