I ragazzi della Generazione Z sono nati durante il passaggio del nuovo millennio e sono pronti a cambiare il mondo.
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La Gen Z
Hanno poche manciate di anni ma la forza, la determinazione, la grinta e la saggezza che solo il tempo e l’esperienza regalano. Parlano ai leader mondiali, fanno sentire la loro voce forte e chiara, utilizzano la rete, i social per smuovere l’opinione pubblica e la politica affinché prenda provvedimenti e si occupi di questo pianeta.
Secondo il World Fact Book della CIA, i bambini e i giovani sono il 30% della popolazione mondiale.
«Rappresentano il più grande gruppo di persone attualmente colpite dai cambiamenti climatici, ma sono anche più vulnerabili degli effetti nocivi degli adulti. I bambini e i giovani sono anche la generazione che dovrà affrontare gli impatti futuri dei cambiamenti climatici, che piaccia o meno. Sfortunatamente, sono la generazione che ha più da perdere.»
Quella che cambierà le regole per farne di nuove: sostenibili, responsabili e consapevoli.
E’ una generazione idealista che sceglie le emozioni, l’autenticità, la condivisione, lo scambio, il fatto a mano, la trasparenza e il senso delle cose.
Vuole provocare un impatto positivo sulla vita delle persone e lasciare il proprio segno nel mondo.
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Chi sono gli eroi dai superpoteri
GRETA THUNBERG
Ha 15 anni e il coraggio di puntare il dito contro l’indifferenza dei potenti riguardo la necessità urgente di salvare il pianeta dal riscaldamento globale.
«State rubando il futuro dei vostri figli davanti ai loro occhi. Finchè non inizierete a concentrarvi su ciò che deve essere fatto piuttosto che su ciò che è politicamente possibile non c’è speranza. Abbiamo finito le scuse, stiamo finendo il tempo (..)»
FELIX FINKBEINER
Aveva solo 9 anni, quando ispirato dal Nobel per la pace Wangari Muta Maathi, mette in piedi un progetto di riforestazione globale (30 milioni di alberi in 30 paesi del mondo) e fonda un’associazione, Plant for Planet, per tutelare e rafforzare le foreste della terra.
Oggi, dopo una laurea in Relazioni internazionali a Londra, Felix continua i suoi studi in Svizzera, e lancia la campagna per il 2019 Trillion tree campaign che mira a piantare un trilione di alberi nei prossimi 30 anni per riforestare il pianeta.
“Se noi piantiamo questi alberi, non risolviamo certo di colpo la crisi climatica. Ma possiamo contribuire all’eliminazione di un quarto delle emissioni inquinanti prodotte dall’uomo».
XIUHTEZCATL MARTINEZ
Diventa un attivista per il cambiamento climatico all’età di 6 anni, parlato al vertice delle Nazioni Unite Rio + 20 a Rio de Janeiro, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York e oggi, che di anni ne ha 15, dirige la sezione dei giovani Earth Guardians, un’organizzazione di conservazione mondiale.
«Tutte le forme di vita sono connesse. Tutti traiamo la vita dalla stessa terra e ci dissetiamo dalle stesse acque. Veder collassare il mondo davanti a me ha spinto a farmi avanti.
Ciò che molte persone non hanno capito o semplicemente ignorano, è che il cambiamento climatico non è un problema del domani che non danneggia solo le calotte polari o che non innalza solo il livello degli oceani.
E ‘ un problema che ci danneggia adesso, proprio qui e sarà sempre peggio.
Molti giovani sono in prima linea in tutto il mondo, perché vedono il cambiamento climatico come una questione riguardante i diritti dell’uomo.
Dobbiamo capire che quello che in ballo non è più ormai solo il pianeta o l’ambiente ma quello che c’è in ballo adesso è l’esistenza della mia generazione.»
NADIA SPARKES
È una giovane eroina contemporanea che ogni mattina, andando a scuola ripulisce le strade, caricando immondizia sul cestino della sua bicicletta. Così un gurppo di bulli la chiama «Trash Girl».
Da quando ha scoperto di avere il superpotere di difendere l’ambinete, ha raccolto più di 1.100 litri di spazzatura, abbastanza da riempire circa quaranta bidoni della cucina, è diventata ambasciatrice naturalistica del WWF ed è riuscita a creare una rete di giovani che hanno deciso di seguire il suo esempio.
JADEN ANTHONY
È un ragazzino americano di 11 anni che racconta con il suo fumetto Kid Brooklyn, a bambini (e adulti) le questioni ambientali e sociali che oggi sfidano il mondo.
«Ho creato questo fumetto per far aprire gli occhi a bambini e adulti su questioni pericolose come il cambiamento climatico e il riscaldamento globale».
E’ la storia di un bambino di Brooklyn che insieme ai suoi amici riceve poteri speciali per salvare il pianeta da crisi ambientali e alieni malvagi (mascherati da corporazioni) che vogliono conquistare il mondo.
TIMOCI NAULUSALA
Sono sufficienti dodici anni per affascinare con un discorso di apertura alla COP23 di Bonn in Germania i leader mondiali.
«Signore e signori, discorsi e conferenze non risolveranno il problema, ma fare un discorso è più efficace.»
Parla di «villaggio globale» per far aprire gli occhi sull’impatto del cambiamento climatico, spiega che il gioco dell’attesa e della colpa è finito.
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Ecco, sono loro la nostra unica speranza di salvezza, l’unica possibilità che ci rimane per dare alle generazioni future una risposta diversa da
«Oddio cosa abbiamo fatto! Sentite, dovete capire che eravamo appena usciti da un secolo di relativismo e decostruzionismo, in cui ci avevano comunicato che molti dei principi che ci stavano più a cuore erano traballanti o pure illusioni, e in molte aeree della nostra vita ci era già stato richiesto di accettare che nulla è essenziale e che tutto cambia; e questo in un certo senso ci aveva tolto la forza di combattere.
E che non pensavamo che il clima potesse cambiare.
Cioè, abbiamo sempre saputo che potevamo causare gravissimi danni al pianeta, ma neanche i più arroganti fra noi avevano immaginato che saremmo mai riusciti a variarne i ritmi e il carattere, proprio come un bambino che ha strillato tutto il giorno in faccia al padre non si aspetta comunque di vederlo buttarsi per terra in cucina e piangere »
(Zadie Smith)
E allora, FORZA RAGAZZI, il pianeta è nelle vostre mani (e forse anche noi)! Tutto questo sta succedendo davvero e fra un certo numero di anni ci piacerebbe poter dire orgogliosi «C’eravamo anche noi!» piuttosto che «nutrivamo una profonda attrazione verso l’apocalisse» e avere ricordi di quel potente cambiamento che ha trovato nella rete e in qualche manciata di anni, la sua forza vitale.
#abbiamoancoratempoperagire